domenica 14 agosto 2016

Tina: recensione #77

L’estate dagli occhi di Tina

Comincio a fidarmi di Alessio Torino. A considerarlo uno di cui leggere tutto. Un po’ come era successo con Urbino, Nebraska l’anno scorso, il suo Tina, romanzo breve uscito a giugno per Minimum Fax, mi ha decisamente conquistato, e si è piazzato con prepotenza in testa alla mia personale classifica dei libri dell’estate. 

Estate. Tina parla proprio di questo. Non solo come tempo di vacanza, di vuoto, lontananza, pausa e quasi fuga. Ma anche come momento esatto, isolato e perfettamente identificabile, di passaggio.
La storia di Tina è confinata nella perfetta fugacità dell’estate, e nello spazio rigidamente circoscritto dell’isola di Pantelleria. Una realtà minuscola e preziosa, una comunità ristretta, a tratti pettegola – quasi asfittica – in cui operano gerarchie e regole tutte particolari. Un posto magico, in cui una bambina di otto anni che tutti scambiano per maschio può diventare amica di un aspirante separatista corso, riciclatosi sull’isola come ruspante ristoratore. Ma soprattutto un posto in cui quella bambina può trovare il coraggio e la forza di diventare grande. 
La situazione di Tina in effetti non è facile: suo padre si è innamorato di una studentessa, con la quale è rimasto a Urbino. Così, lei, sua madre e sua sorella trascorrono le vacanze da sole, alternando dolore e rabbia alla voglia di godersi il mare. La crisi familiare ci viene raccontata attraverso lo sguardo della protagonista: uno sguardo ingenuo ma anche molto acuto, e soprattutto desideroso di capire. Uno sguardo che vede e percepisce molto più di quello che gli adulti si aspettano. 

Dagli occhi di Tina, il mondo dei grandi ci appare confuso, un concentrato di vite variamente piegate dal dolore, in contrasto con la bellezza immobile di Pantelleria. 
In questo groviglio, la bambina cerca coraggiosamente di orientarsi, destreggiandosi come può tra i segnali contrastanti mandati da sua madre e dagli altri personaggi che abitano sull’isola. Ognuno di loro sembra custodire un mistero, ognuno di loro ha qualcosa da insegnare.

Alessio Torino racconta in modo lucido e intelligente Tina e le sue scoperte, la crisi taciuta e soffocata, il dolore che infine sgorga. Servendosi di una lingua rarefatta ma semplice, lascia anche questa volta margine di interpretazione al lettore. Tina dice quello che vede, riflette su se stessa e sulla sua famiglia, ricorda, ascolta, cambia idea in modo estremamente fluido, credibile. 
Mettere insieme i pezzi, cercare di ricostruire la storia e il contesto è invece compito nostro. E se a volte ci sembra di non aver capito tutto, di esserci persi qualcosa, è perché questa bambina di otto anni va già troppo veloce.

Nessun commento:

Posta un commento