venerdì 2 novembre 2012

Recensione # 25: Il mio incontro con l'orso


Tentato proselitismo ambientalista

Prima di cominciare questa recensione, vorrei premettere una cosa: non ho niente contro gli ambientalisti. Anzi, nel mio piccolo, penso di essere attenta alla salvaguardia del pianeta: cerco di non sprecare l’acqua, faccio la raccolta differenziata… Anche gli animali, tendenzialmente mi piacciono. Certo, i gatti mi odiano, ma non penso che questo sia un problema mio: sono loro che ce l'hanno con me, non il contrario. E non penso sia colpa mia neanche se in tutta la mia infanzia ho potuto allevare al massimo delle lumache, e se attualmente in camera dei miei fratelli alloggia un pesce blu con disturbi di stomaco, che ha popolato i peggiori incubi di tutti i membri della famiglia… Ok, forse ho un rapporto un po’ strano con gli animali domestici, ma se non altro rispetto flora e fauna di qualsiasi tipo, non uccido nemmeno le zanzare, tanto non mi pungono. C’è stato addirittura un periodo della mia gioventù in cui pensavo di poter comunicare con le piante…!
Insomma, mi sembra chiaro che non ho nessun problema con la natura. Ma nonostante questo protrarre la descrizione dei sentimenti materni di una cerbiatta braccata da crudeli cacciatori per più di venti pagine mi sembra un po’ eccessivo.

Direi che, sommariamente, questa è la ragione per cui non ho apprezzato Il mio incontro con l’orso.
Ma andiamo con ordine: l’estate scorsa, mia cugina (la solita che mi consiglia i libri, ormai credo sia chiaro che è un personaggio tendenzialmente affidabile) mi parla di questo volumetto di racconti: dice che è molto carino, che descrive paesaggi americani stupendi… insomma, mi incuriosisce. Certo, mi avverte, è forse un pochino subdolo: in un primo momento, l’autore suscita la tua simpatia, e poi, un po’ per volta, ti impone il suo punto di vista estremo sulle questioni dello scempio dell’ambiente da parte dell’uomo.
Va be’, penso io, che sarà mai un po’ di ambientalismo, a fronte di cotanta simpatia? Mi faccio prestare il libricino.
A discolpa dell’opera, devo dire che la lettura addormentata sui mezzi, pensando al lavoro, probabilmente non ha aiutato ad apprezzare i dettagli. E che forse, in generale, la mia impazienza cronica non mi fa godere appieno delle descrizioni. Ma tant’è: nei primi racconti, invece di entusiasmarmi, mi sono annoiata. E poi, invece di indignarmi contro il cattivo uomo civilizzato, insensibile colonizzatore dell'ambiente, mi sono sentita fastidiosamente travolta dai luoghi comuni. Temo quindi che Charles Dudley Warner, almeno con me, abbia fallito la sua opera di sensibilizzazione.

Rimangono sicuramente degli aspetti positivi: riconosco all’opera una sorprendente attualità (è stata scritta nel 1878, ma potrebbe appartenere tranquillamente al post Into the wild) e soprattutto mi ha trasmesso una discreta voglia di visitare la zona degli Adirondack  (area montuosa nello stato di New York, in cui sono ambientati i racconti)… Sempre che in questi cento e passa anni il cattivo uomo bianco sia riuscito a non devastarla del tutto J

2 commenti:

  1. Mi sa che quanto a "sense of humor" non coincidiamo molto: a me qui ha fatto ridere l'autoironia dell'autore (nei primi racconti). Invece tendo molto ad annoiarmi con la Guida galattica per autistoppisti! Solo adesso (circa a metà) inizio a ridacchiare, ma mi distraggo in continuazione, ed è una cosa che mi succede assai di rado mentre leggo.
    Concordo comunque con il tuo bilancio complessivamente negativo sul libro "il mio incontro con l'orso".
    Spero che non smetterai di seguire i miei consigli per avertene consigliato uno scarso!
    LA CUGINA

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  2. Spero che anche tu continuerai a fidarti del mio giudizio, cara!
    Anzi, grazie mille del commento: a questo punto i lettori potranno scegliere tra il mio e il tuo umorismo :)

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