sabato 13 ottobre 2012

Recensione #24: I miracoli di Val Morel

Un "testamento umano, artistico e spirituale"

Disegnare e scrivere per me in fondo sono la stessa cosa.
(Dino Buzzati)

Anche se avrei moltissimo da dire, stavolta vorrei cercare di essere breve.
In effetti, credo che queste immagini da sole bastino a convincere che I miracoli di Val Morel merita di essere almeno sfogliato.
Tuttavia il mio dovere di (re)censore mi impone di dire almeno due parole.




I miracoli di Val Morel è l’ultima opera di Dino Buzzati, uscita nel novembre del 1971, cioè tre mesi prima della morte dell’autore.
La genesi del libretto è abbastanza interessante, e peraltro dettagliatamente presentata da Lorenzo VIganò nella postfazione. A quanto pare, prima di essere un libro, questi miracoli erano una mostra. Cioè, una serie di quadri, realizzati da Buzzati per la galleria veneziana del collezionista Renato Cardazzo. L’esposizione fu un successo, e lo scrittore si convinse a trasformare il catalogo in un libro: riorganizzò il materiale, ad ogni illustrazione unì una brevissima spiegazione, e soprattutto creò l’espediente letterario del quadernetto ritrovato nella biblioteca del padre, contenente una quarantina di incredibili ex voto che illustrano altrettanti miracoli di Santa Rita. La prefazione di Montanelli, infine, diede il giusto lustro all’insieme.

Il risultato è un meraviglioso racconto “risolto più con le immagini che con le parole”. Da queste pagine, Buzzati affronta, in modo solo apparentemente innocuo, i suoi temi più cari e più scottanti: dall’attesa alla morte, dall’angoscia alla paura. Con il suo tono da cronista impassibile, l'autore descrive i mostri, le calamità e i fenomeni che ha disegnato. Al lettore non resta che riconoscere e apprezzare, dietro la limpidezza del tratto e i colori sgargianti, le immagini e i temi che ha imparato ad amare in tanti racconti.

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