martedì 31 luglio 2012

Incursioni musicali: episodio #9


Esistono tre tipi di cantanti:
  1.  I saltimbanchi del palcoscenico: dotati di grande carisma, sono in grado di far ballare e cantare migliaia di persone con una facilità invidiabile; saprebbero costruire uno spettacolo divertente e convincente anche solo proponendo delle variazioni sul tema della “bella lavanderina”.
  2. I menestrelli: si distinguono per purezza del suono e della voce, profondità dei testi e originalità della melodia (in realtà, difficilmente hanno tutte queste doti, ma, vi assicuro, per fare un grande album ne basta una). Quelli di cui riascolti ogni traccia tre - quattro volte di seguito alla ricerca di nuove sfumature, inflessioni, altri significati. Perfezionisti dello studio, insomma.
  3.  I re Artù, i fuoriclasse; quelli dell’album perfetto, del concerto indimenticabile:  Pink Floyd, Genesis, David Bowie, U2… nomi di poco valore, insomma.
Dopo il concerto al Carroponte, posso affermare con certezza che Caparezza rientra nella prima categoria!
Nonostante la mia visuale sia stata messa a dura prova  da un pilone e da una coppia di amanti di cui la donna era alta 1,80, la sua esibizione è stata davvero un gran bello spettacolo.

A metà tra un concerto e un vero e proprio show, con siparietti che in altre occasioni e in altre mani mi avrebbero infastidito, Caparezza ha dato davvero il meglio di sé. Il Carroponte, straripante, cantava, urlava, saltava, danzava come in nessun altro concerto a cui sono andata.
E anche se queste sono le occasioni in cui mi ricordo di non avere più vent’anni (non che a quei tempi il fisico mi venisse maggiormente in soccorso), la pizzica di Vieni a ballare in Puglia ha dato nuova dignità al mio corpo danzante: evvai, che non me la cavo così male!

Poi, la sopresa.  Il buon Caparezza fa partire un arpeggio.... già sentito... certo è Confessioni di un maladrino! Caparezza ha campionato l'intro, ha ripreso parte del testo e ne ha fatto La fitta sassaiola dell'ingiuria (come più tardi scoprì).


Amo Confessioni di un maladrino, eppure non la ascolto da anni. Forse addirittura dalla volta in cui andai al concerto di Branduardi, che, con i suoi costanti richiami al mondo medievale nella lievità del testo e nella musica essenziale e ricercata allo stesso tempo, rientra di sicuro nella categoria dei cantastorie. Per comporre questa canzone, per esempio, ha messo in musica il testo di una poesia di Esenin:  Confessioni di un teppista, e ne ha fatto uno dei suoi capolavori.


Mi ritrovo così a ringraziare Caparezza, non solo per il divertimento che ha regalato a me e ai miei compagni (veramente speciali) di concerto, ma anche per aver riportato a galla un file sepolto da troppo tempo nella mia libreria musicale.

Così, nei giorni successivi al concerto, ho alternato il rap irriverente, originale ed eretico (per citare il suo ultimo album) del capellone molfettese alle ballate fiabesche del menestrello lombardo; ho deciso che li amo entrambi.

Soundtrack: "La fitta sassaiola dell'ingiuria", ?!, 2000
                   "Confessioni di un malandrino", La luna,1975

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